domenica 30 ottobre 2011

DRAGUNARA


THATHARI, SU TRINTA DE SANTU GAINE DUAMIZAS E UNDIGHI.

PROAS DE BILINGUISMO


LO SPIRITO DELLE PAROLE


dragunara

LGrotta della Dragonara a Miseno ( www.ulixes.it)
Quanti, sassaresi e no, si sono chiesti in questi giorni l’esatto significato e l’origine del termine dragonara? Quanti hanno trovato una risposta alle loro curiosità? Insieme all’Istituto delle Figlie di Maria come luogo di bellezza e dei cultura,. è anche riemersa  dalle viscere della città e della lingua una parola misteriosa: dragonara, o dragunara, dragonaria, dragonaia come viene diversamente chiamata dalle persone. In effetti l’Ing. Mauro Floris, mentre ci faceva da Cicerone per gli ampi corridoi e suor Stefania ci introduceva nel sancta sanctorum,  la casetta dove vive la signora Giuseppina con i ricordi del nobiluomo Vallero, benefattore dell’istituto, si chiedeva come mai a Sassari venisse usato tale termine per definire la grotta sotterranea all’interno della quale scorre una vena d’acqua. Il termine ha delle assonanze strane e curiose evoca grotte, grotte e draghi, e dragoni, suscita fascino (incantesimo) e timore insieme, fa pensare a grotta, ma anche al sardo tragare, inghiottire, buttare giù velocemente, trangugiare, ma anche trascinare via con violenza (per es. da un fiume in piena, da un’ onda) una sorta di inghiottitoio. Ma volevo saperne di più.
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La parola non è presente in nessun dizionario (Treccani, Zingarelli, Melzi, Palazzi, ) della lingua italiana. questo significa solo che si tratta di idiotismo, o parola locale. Curiosi di poter rispondere alla domanda dell’ing. Floris siamo andati a chiedere notizie al nostro barbiere, che di cultura locale se ne intende (egli è infatti non semplice amantioso ma vero cultore e fino conoscitore della lingua e della canzone sassarese).
Da questo punto di vista il nostro barbiere è una dragonara vivente, un pozzo di termini, un fiume carsico che trasporta acqua cristallina e che nessuno vede se non quando il desiderio di cultura ci fa incontrare per puro caso, anche parole dimenticate e misteriose. Uomo dall’identità forte, non sbiadita da troppi risciacqui e frequenti lavaggi modernisti.
Che significa dragonara, chiesi?
Noi diciamo – rispose: - Abbaidda chissu, é bibendi chi pari una dragunaggia.
dragunaggia! ecco il termine sassarese. Quindi dragunara è un italianismo del termine locale.
Ma che significa esattamente?
E’ un fiume, che passa sottoterra, come tutti i veri sassaresi sanno, Sassari è piena di dragunaggi., vene d’acqua che si scavano la strada nel sottosuoloattraversando la città in lungo e in largo, veri fiumi lunghi chilometri e chilometri
Lo sa e a che cosa mi fa pensare, dico io, al sardo tragare, inghiottire con voracità.
Certo, fa lui, noi diciamo anche:
- Abbaidda chissu e poggu ni dragga!, un bè che beve, ne butta giù, ne inghiotte.
Continuammo a parlare di antichi termini sassaresi, tizzì, tizzibuccu, fraili, arralthu, croccu, cipaccu, così che alla fine, io che non oso mai parlare sassarese avendo già la mia lingua rustica, il logudorese, sbottai in pessimo idioma locale:
- Oggi emmu fattu una dragunaggia di barauri, ci siamo detti un fiume di parole.
Scoppiammo entrambi a ridere perché mai sino ad allora avevo usato con lui ( o con altri, se per questo)  una frase in sassarese, ma si sa, come mi disse una volta un pastore di Orune: sa nuche sonat i su saccu.
Il termine dragunaggia come il verbo sassarese tragà appare chiaramente legato al sardo logudorese tragare, ingoiare, mandare giù, inghiottire d’un colpo avidamente. Confermato dal legame tra poggu ni dragga (tragà, e dragunaggia) dove tragare è chiara analogia con l’ inghiottire di una cavità naturale, in questo caso di fiumi di liquidi come farebbe una dragunaggia. inghiottire, trangugiare. Che fa anche pensare all’inglese to drag, sia trascinare, che scavare, al francese draguer, all’italiano dragare, scavare, al latino trahere, trascinare
Notevole anche il fatto che il primo termine che venne in mente al nostro barbiere era una similitudine, quindi il termine era ed è ben vivo nella lingua parlata Il senso originale doveva essere forse inghiottitoio d’acqua, o  fiume d’acqua,  inghiottito dalle viscere della terra?, o anche, quando viene scoperto per caso, grotta, inghiottitoio con vena sotterranea?
Cala dragunara, ricordavo anche, presso Capo Caccia, non sarà certo distante etimologicamente.
Siamo andati a cercare se risultasse il termine nei dizionari di logudorese. Il Wagner non lo riporta, ma riporta tragare,  lo Spano riporta invece: tragonaia, con la t, col significato di “acqua che scorre sotto”, riportato tale e quale da Valentino Martelli (Vocabolario sardo-italiano, 1930). Giuseppe Ruju, invece (Parlare sardo, 1986), riporta traganzosu brontolone, e traganzare, biascicare, brontolare, chiaramente figurato per, uno che si mangia le parole, quasi un  inghiottire le parole. Siamo sempre nell’area semantica del mandare giù, inghiottire, mangiarsi, fare sparire liquidi o altro.
Da un vecchio sassarese in ciabi – nato e vissuto dentro le mura - ho sentito tragunaja, con pronuncia debole di –aggia=aja, e soprattutto la t iniziale. Sorpreso da queste variazioni, ho ricordato che il sassarese pronuncia le consonanti naturalmente sorde k –t- p – come tali se la parola sta in principio di frase o preceduta da altra consonante, croccu voi magnà?, pani boi? tauli ai bilthu?. Se invece la parola si trova all’interno dei legami fonosintattici della frase, le consonanti iniziali si sonorizzano in /gg/dd/bb/ raddoppiate e diventando , così lu ggroku, lu bbani, li ddauli, per cui la ddragunaggia  in inizio di frase è giustamente pronunciata tragunaggia (pron. forte) o anche tragunaja (pron. debole) sempre con la t, cioè l’esatto corrispondente sassarese del logudorese tragonàia.
Per questo vecchio sassarese in ciabi: tragunaja è, nelle sue parole: “ una grotta piena d’acqua stagnante, ferma, non sorgiva”. Un suo amico, lì presente, protestava invece,  vivacemente: “No, no, no, la ddragunaggia è una vena d’acqua che scorre sottoterra, non acqua stagnante, ma non voglio discutere con lui”,  e se ne andò. Il primo vecchio si spiegò: durante la guerra si prendeva l’acqua da la dragunaglia perché non c’era altra possibilità.  Era acqua piovana raccolta in una cisterna scavata nella roccia, spesso nella cantina stessa dell’abitazione. La si usava per gli usi domestici, ma non era buona da bere perché salmastra. Anche nelle case di campagna dove non c’era acqua, si faceva uno scavo nella roccia e poi si convogliava l’eba di ra gabbilthurja i’ la dragunaja ,dentro la grotta, per avere acqua a disposizione. Dal vecchio avevo chiaramente sentito tre pronunce: tragunaja (inizio di frase), dragunaglia  e dragunaja (nel mezzo della frase) ma mai dragunaggia, pronuncia forte utilizzata invece dal nostro figaro e dall’altro anziano, anche lui nativo di dentro le mura.
La parola ha delle assonanze con trainare e trascinare. Alla voce trainare, il Giacomo Devoto (Dizionario etimologico, 1968) rimanda a un lat. volg. *traginare intensificativo del lat trahere aggiungendo “con lat –g- conservato come in tragum quasi si avesse una variante non aspirata  della radice TRAG (H), (sottol. nostra)  cfr. TRARRE, TRATTA, TRAGLIA.”. Questa radice *traginare peraltro sussiste nel sardo trazare trascinare e trazu, pietra dell’aja, fig. peso morto.
Il Wagner non collega assolutamente – sbagliando – tragare con la radice TRAG, come sarebbe stato corretto e come fa invece per traginu, traìnu, - - ruscello che viene giù impetuoso – voce che si collega perfettamente sia con la radice TRAG che con tragunaia, termine che Wagner ignorava.
Nel termine tragunaia convivono  e si incrociano i due significati di inghiottire, mandare giù, e trascinare, e scavare grotte, ingrottarsi, (grotta è invece il greco krupto., io nascondo, da cui kripte, galleria, cella, volta, grotta sacra, segreta).
Ma la cosa bella è che la radice TRAG di TRAGUNAIA, altro non è che il greco tragalizo, divoro , da tragein, che rimanda a sua volta a trogo, mangio, i quali tutti sono vivi nel sardo logudorese, tragare mangiare, divorare, inghiottire velocemente e voracemente. bere con troppa fretta e avidità.
Tutti nessi confermati dall’autorità del dizionario (1934-1947) di Pietro Casu pubblicato dalla Regione Sardegna a cura di Giulio Paulis (ISRE, 2002) alla voce tragonàia reca anche: “ boscaglia fitta, prunaio, frasconaia. Su polcrabu si ch’est imbusidu in sa tragonaia; rombo e fragore di tuoni che si susseguono a breve distanza , a sa tragonaia pariat ch’enzerat su dilluviu” ; il bosco come inghiottitoio, i tuoni che fanno pensare a un trascinamento continuo.
Per tragare il Casu riporta invece tragada, l’atto del trangugiare, bonu tragadore, bravo bevitore, e poi in s’unda pius tragadora (Delogu Ibba) che ti trascina via, che ti inghiotte, dove si capisce la vicinanza semantica tra inghiottire – TRAG -  e trascinare - *traginare. E ancora, alla voce tragare, su riu ch’at tragadu duos voes, ha inghiottito/trascinato due buoi.
Una mia collega, richiesta del termine : Se lo conosco? mio padre diceva sempre amio fratello quando trangugiava avidamente: - Mi sembri una dragonaia; non bere come una dragonaia! (cfr. il nostro figaro!).
Ma allora, in conclusione, quali sono i significati del termine tragunaja/dragunaggia, le cui variazioni di pronuncia spiegano anche le varianti italiane anzidette?
  1. vena d’acqua corrente, sotterranea;
  2. cisterna scavata nella roccia per raccogliere l’acqua piovana.
  3. grotta-pozzo-cisterna collegata ad una vena d’acqua o polla sorgiva, come nel caso dell’Istituto.
  4. per restringimento semantico la polla sorgiva sotterranea
  5. per estensione, galleria sotterranea, grotta con laghetti d’acqua
  6. inghiottitotio d’acqua, cisterna, raccolta d’acqua piovana
Come ulteriore conferma, riportiamo le informazioni sulla grotta della Dragunara in Capo Caccia tratte dal volume Grotte di Sardegna, (Fossataro, 1964), del Padre gesuita A. Furreddu e di C- Maxia (che non sappiamo se fosse anche lui gesuita),: “Inghiottitoio della Dragunara o Tragunaia, Alghero, Capo Caccia: fondo occupato da due laghetti di 8 e 12 m. che potrebbero essere sfruttati in quella zona scarsa d’acqua”.
Nella descrizione troviamo uno accanto all’altro l’origine della parola in Sardegna, l’uso simile all’italiano e al sassarese attuale, il significato del termine.
Cioè nell’ordine: tragunaia, dragunara, inghiottitoio, cisterna, grotta con presenza d’acqua.
Un altro informatore, questa volta bilingue, logudorese-sassarese, afferma che in logudorese tragonaja si riferisce a un fiume d’acqua che ti porta via, che ti trascina via. In città invece, egli afferma, dragunaja è un’altra cosa, una grotta che si spalanca sotto le strade e che inghiotte tutto, una voragine, come quella che si aprì vicino a Santa Maria qualche anno fa. Come del resto spesso riportato dal quotidiano La Nuova in casi simili.
Queste due accezioni confermano i significati già rilevati con in più quello di voragine, grotta che si spalanca improvvisa sotto le strade di un centro abitato a causa del lavorio del fiume sotterraneo e del peso sovrastante.
L’amico Simone Sechi mi dice che dragonara è vocabolo diffuso nel Nord Italia, e certo nel testo di Ermanno Rea  sulla scomparsa di Federico Caffè, ricercato in una dragonara, in Umbria, e che dragonare sono chiamate le vasche di raccolta dell’acqua piovana e di drenaggio dei campi posti a maggese.
Un rapido viaggio su internet, alla ricerca di dragonara dà ampia conferma della diffusione non solo italiana, ma mediterranea: del termine si trovano infatti, hotel dragonara a Malta, nei Campi flegrei a capo miseno dragonara – cisterna vastissima costruita dall’uomo per convogliarvi le acque -, interamente scavata nel tufo,   e tracon, sarebbero i cunicoli scavati dalle acque del fiume e utilizzati dai contadini, a Foggia. A Torremaggiore Foggia, per esempio, nel cui sito si cita il calabrese travunara ad indicare “massa piovana che prorompe da un luogo”, Camogli, castello della dragonara, San Giovanni Teatino, Hotel Dragonara, Dragonara, Potenza, e il sardo sassarese-logudorese dragunara-tragonaja, tragare, spiegano con dovizia di termini e di esempi l’origine e il significato pieno del termine diffuso anche in Italia. 


Dragonara è toponimo diffuso in tutto il Mediterraneo, solo su internet se ne trovano tracce a : da Malta, alla Puglia, a Chieti, a Foggia, a Miseno, a Benevento. E sempre ha a che fare con l'acqua e con le grotte o cisterne d'acqua.


(scritto nel 2007, in occasione delle giornate FAI e rivisto il 30.10.11)

2 commenti:

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  2. Bravo, ottima spiegazione. Mia madre quando negli anni 50 abitavamo nella parte bassa del corso, diceva che in cantina, quando pioveva molto, si formava una dragunaia (fiume sotterraneo la). Paolo

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