PALEOSARDO

Thathari, 31 de Santu Gaine, duamiza e undighi

UN'ATERA PAGINA IN ITALIANU (Viva l'Italia).

Paleosardo, indeuropeo, lingue semitiche: la logica dell'inerzia, del déjà-vu

Scriviamo e postiamo un'altra pagina in lingua italiana per dire alcune cose , secondo noi essenziali:

1. scrivere in lingua sarda non significa chiudersi nel proprio orticello, fatto magari di nostalgie e di illusioni anti-moderne. Al contrario significa essere pienamente consapevoli della propria posizione nel mondo, del proprio radicamento in un territorio specifico, della necessità di reintegrare la propria identità con tutte le sue sfaccettature, compresa la cultura e la lingua del posta che ci ha dato i natali. E' quindi uno sforzo di apertura e non di chiusura.

Allo stesso tempo, si comprende, la selezione della lingua locale chiude la porta non solo a chi locale non  è, ma anche a tutti quegli abitanti del luogo che non conoscono la loro lingua madre (una variante qualsiasi).
Agli uni e agli altri il messaggio che giunge è il seguente: come mai non capisci la lingua della tua terra?
La reazione può essere di interrogarsi sul perchè, o di rifiutare di dare una risposta per sfuggire al disagio che questo comporterebbe (interrogarsi sul proprio rapporto con la cultura nella quale si vive e si è immersi). Si può infatti convivere tutta una vita con un partner senza farsi troppe domande.

NO SEMUS TALEBANOS DE SA LIMBA SARDA.

Non siamo talebani della lingua sarda, o meglio lo siamo ma solo in senso etimologico: talebano infatti deriva da un verbo che significa "studiare" il talebano prima di essere un guerrigliero integralista e sado-masochista era uno "studente" del corano, si capisce.

Ecco perchè probabilmente andremo, con il tempo,  nella direzione di una rivista multi-lingue, come già si è visto, per non escludere nessuno, perchè il nostro scopo non è escludere qualcuno ma includere chiunque.

2. ci siamo resi conto che scrivere esclusivamente in sardo e non anche in italiano per un pubblico giovane - ma anche meno giovane - che non ha una dimestichezza appropriata della lingua sarda, può essere un modo eccessivamente élitario di trattare la cultura sarda, e allora meglio essere multilingue che talebani.

3. ci sono concetti fondamentali per un nuovo approccio alle cose della lingua e della cultura sarda che vale la pena, di quando in quando, di esprimerli, queste concetti fondamentali, nella lingua maggiormente compresa dai più, ovvero in lingua italiana, fornendo magari anche delle sintesi o delle versioni in limba, successivamente o al contempo.

4. questa è la pagina del PALEOSARDO e vogliamo che non ci siano equivoci sulla nostra posizione in merito, che è distante anni luce dalle posizioni dominanti
1 sardo lingua neo-latina),
ma anche
da quelle di nicchia
2 sardo con relitti iberici e  libici)
o da altre comunque "eretiche"
3. sardo nuragico etrusco-lidio di Pittau;
4.  origini sumero-accadiche di Sardella ma senza un approccio scientifico (Sardella, Ruju, Dedola)
5. sardo di origini albanesi di Areddu.







Adotteremo qui pertanto la lingua italiana perchè non vi siano equivoci e perchè il discorso abbia la più ampia comprensione (sarei perciò tentato di farlo in inglese ma ricadrei nei limiti dell'uso di una lingua che non parla a tutti i possibili fruitori).

5. Trattandosi di un pagina specifica, il discorso sarà molto più unitario che nei post del blog e andrà incontro alle esigenze di unitarietà, coerenza e di una maggiore esaustività del discorso stesso che potrà essere scritto e letto con tempi e spazi di maggiore respiro e completezza, quali sono necessari rispetto ad un discorso articolato e con pretese di un minimo di scientificità.


QUAL'E' DUNQUE LA NOSTRA POSIZIONE?


EX ORIENTE LUX.

Come avranno compreso i 4 lettori che hanno letto i post della pagina principale su ecologia linguistica, paleosardo e semantica storica, la nostra posizione è esattamente quella di  Giovanni Semerano ovvero che le lingue europee altro non sono che ciò che rimane di uno sviluppo seriore, laterale, o coevo delle lingue mesopotamiche - alle quali bisogna ritornare per uscire dalla gabbia nella quale le ha rinchiuse l'ideologia indeuropea.

L'indeuropeo non è un lingua, il PIE (Proto Indo Europeo) non ha alcuna validità scientifica perché è una lingua di pura invenzione quale si potrebbe avere se non non conoscessimo il latino ma lo vorremmo ricostruire sulle trace delle lingue romanze attuali.

Ma non è neanche una lingua il PIE è un lessico di pura invenzione mentre sarebbe molto  più serio e scientifico prendere atto del lavoro comparativo fatto da Giovanni Semerano, semi-sconosciuto in Sardegna e quando conosciuto mal digerito.

Per risolvere gli enigmi della lingua sarda - e delle altre lingue europee - bisogna guardare alle lingue semitiche e in particolare modo alle più antiche lingue storiche dell'umanità, il sumero, l'accadico e le lingue semitiche successive - aramaico, ebraico, fenicio, arabo.

Senza escludere ovviamente qualsiasi altra possibilità di comparazione.

L'esclusione preconcetta dell'attività comparativa con le lingue semitiche è un pregiudizio storico di tipo etnico-ideologico con tratti razzisti che non ha alcunché di scientifico e non fa onore alla semantica storica tradizionale e conformista.

Prima ci si libererà del retaggio di questo tipo di linguistica chiusa nella propria gabbia etnica e razziale e meglio sarà per tutti.













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