giovedì 29 marzo 2012

Benennidos! Benagattados! Benetorrados.


Thathari, su vintinoe de Martu, 2012


Bos chelzo fagher donu, de cando in cando, de una poesia famada, in sardu o in ateras limbas. 


Custa est de unu poeta de su milli e ses chentos, John Donne. Custa poesia est famada pro more de duos versos in particulare: "No mandes mai a preguntare pro chie est tocchende sa campana: est sonende pro a tie" , versos chi su romanzieri americanu Ernest Hemingway aiat impittadu pro su titulu de su romanzu sou assentadu in sa gherra zivile ispagnola de su 1936-1938 "Per chi suona la campana", "Pro chie toccat sa campana".

Bo' la ziro a primu in inglesu e poi bortada  in sardu.


'No Man is an Island'

No man is an island entire of itself; every man 
is a piece of the continent, a part of the main; 
if a clod be washed away by the sea, Europe 
is the less, as well as if a promontory were, as 
well as any manner of thy friends or of thine 
own were; any man's death diminishes me, 
because I am involved in mankind. 
And therefore never send to know for whom 
the bell tolls; it tolls for thee. 


Olde English Version
No man is an Iland, intire of itselfe; every man
is a peece of the Continent, a part of the maine;
if a Clod bee washed away by the Sea, Europe
is the lesse, as well as if a Promontorie were, as
well as if a Manor of thy friends or of thine
owne were; any mans death diminishes me,
because I am involved in Mankinde;
And therefore never send to know for whom
the bell tolls; It tolls for thee.

MEDITATION XVII
Devotions upon Emergent Occasions
John Donne 


Nisciun omine est un'isola


Nisciun omine est un' isola intrea dae perisse; 
dognunu est unu bicculu de su continente;
unu bicculu de su mare mannu; 
si unu bicculu che diat esser giuttu dae su mare s'Europa
nde fit diminida, comente si fit bistadu unu cabu e terra, 
comente si fit bistada una manera de amigos tuos o tua;
sa morte de donzi omine mi diminit,
ca proite so imboligadu in s'umanidade,
e pro cussu no mandes mai a preguntare
pro chie est tocchende s'ispiru:
est tocchende pro a tie.

Saludos mannos.


Citazione

Thathari su 29 de Martu, 2012

UNA CITAZIONE DE OSCAR WILDE

Iscujade si in custu periodo no so iscriende meda ma fio impinnadu in iscola.

Appena chi fino nos intendimus.


Una de custas dies bos apo a iscriere calicunas citaziones de Shakespeare bortadas in sardu, pro oe bos nde mando una de Oscar Wilde.


A furia de narrer sa veridade b'est su perigulu chi a sa fine calicunu ti creat. (O. Wilde)


Saludos coriales.



domenica 18 marzo 2012

Su WEB, logu de democrazia, a sa faccia de sos barones, prepotentes e tirannos

Thathari, su 18 de Martu, 2012

Paginas e profezias  de no ismentigare. Piero Calamandrei.

Piero Calamandrei
B'at paginas de cultura e de istoria chi no si poden ismentigare. Una de custas paginas l'aiat iscritta Piero Calamandrei in su 1950.
Custa pagina l'aia agattada in sala professori una die de s'era ETA' DELLA PIETRA SECONDA-GELMINI, cando fimis unu pagu meda arrabbaiados cun sos berluscones-gelminos. In d'una orga de indignassione unu anonimu collega aiat postu subra sa banca de sala professori sa citazione de Piero Calamandrei subra s'iscola pubblica.
Incuriosidu apo chircadu in s'internet e apo agattadu unu situ PROIBIDU (de RIFONDAZIONE COMUNISTA ) de su iddaredda de BUCCINASCO (at a esser in su nord Italia, presumo) chi pubbligaiat sa profezia de Piero Calamandrei intrea.

Sigomente so iscriende una ispessie de "liberu de s'agonia" de s'iscola inue tribaglio, m'est bennidu a conca chi podia fagher serviziu utile a sos battor pascientiles e amantiosos lettores de custu miseru blog de lis fagher a connoschere custa pagina de dignidade e de indignassione profetica ante Stephen  Hassel.

Bonu jazu e bona lettura (in italianu bo lu passo, ca no semus mancu inimigos de sa limba e Dante, mama nostra issa puru).




Calamandrei, 1950: una profezia agghiacciante sulla scuola pubblica

 “Quando la scuola pubblica è cosa forte e sicura, allora, ma allora soltanto, la scuola privata non è pericolosa. Allora, ma allora soltanto, la scuola privata può essere un bene. Può essere un bene che forze private, iniziative pedagogiche di classi, di gruppi religiosi, di gruppi politici, di filosofie, di correnti culturali, cooperino con lo Stato ad allargare, a stimolare, e a rinnovare con varietà di tentativi la cultura. Al diritto della famiglia, che è consacrato in un altro articolo della Costituzione, nell’articolo 30, di istruire e di educare i figli, corrisponde questa opportunità che deve essere data alle famiglie di far frequentare ai loro figlioli scuole di loro gradimento e quindi di permettere la istituzione di scuole che meglio corrispondano con certe garanzie che ora vedremo alle preferenze politiche, religiose, culturali di quella famiglia. Ma rendiamoci ben conto che mentre la scuola pubblica è espressione di unità, di coesione, di uguaglianza civica, la scuola privata è espressione di varietà, che può voler dire eterogeneità di correnti decentratrici, che lo Stato deve impedire che divengano correnti disgregatrici. La scuola privata, in altre parole, non è creata per questo.La scuola della Repubblica, la scuola dello Stato, non è la scuola di una filosofia, di una religione, di un partito, di una setta. Quindi, perché le scuole private sorgendo possano essere un bene e non un pericolo, occorre:
- che lo Stato le sorvegli e le controlli e che sia neutrale, imparziale tra esse. Che non favorisca un gruppo di scuole private a danno di altre.
- che le scuole private corrispondano a certi requisiti minimi di serietà di organizzazione.
Solamente in questo modo e in altri più precisi, che tra poco dirò, si può avere il vantaggio della coesistenza della scuola pubblica con la scuola privata. La gara cioè tra le scuole statali e le private. Che si stabilisca una gara tra le scuole pubbliche e le scuole private, in modo che lo Stato da queste scuole private che sorgono, e che eventualmente possono portare idee e realizzazioni che finora nelle scuole pubbliche non c’erano, si senta stimolato a far meglio, a rendere, se mi sia permessa l’espressione, “più ottime” le proprie scuole. Stimolo dunque deve essere la scuola privata allo Stato, non motivo di abdicazione. Ci siano pure scuole di partito o scuole di chiesa. Ma lo Stato le deve sorvegliare, le deve regolare; le deve tenere nei loro limiti e deve riuscire a far meglio di loro. La scuola di Stato, insomma, deve essere una garanzia, perché non si scivoli in quello che sarebbe la fine della scuola e forse la fine della democrazia e della libertà, cioè nella scuola di partito. Come si fa a istituire in un paese la scuola di partito? Si può fare in due modi. Uno è quello del totalitarismo aperto, confessato. Lo abbiamo esperimentato, ahimè. Credo che tutti qui ve ne ricordiate, quantunque molta gente non se ne ricordi più. Lo abbiamo sperimentato sotto il fascismo. Tutte le scuole diventano scuole di Stato: la scuola privata non è più permessa, ma lo Stato diventa un partito e quindi tutte le scuole sono scuole di Stato, ma per questo sono anche scuole di partito. Ma c’è un’altra forma per arrivare a trasformare la scuola di Stato in scuola di partito o di setta. Il totalitarismo subdolo, indiretto, torpido, come certe polmoniti torpide che vengono senza febbre, ma che sono pericolosissime.
Facciamo l’ipotesi, così astrattamente, che ci sia un partito al potere, un partito dominante, il quale però formalmente vuole rispettare la Costituzione, non la vuole violare in sostanza. Non vuol fare la marcia su Roma e trasformare l’aula in alloggiamento per i manipoli; ma vuol istituire, senza parere, una larvata dittatura. Allora, che cosa fare per impadronirsi delle scuole e per trasformare le scuole di Stato in scuole di partito? Si accorge che le scuole di Stato hanno il difetto di essere imparziali. C’è una certa resistenza; in quelle scuole c’è sempre, perfino sotto il fascismo c’è stata. Allora, il partito dominante segue un’altra strada (è tutta un’ipotesi teorica, intendiamoci). Comincia a trascurare le scuole pubbliche, a screditarle, ad impoverirle. Lascia che si anemizzino e comincia a favorire le scuole private. Non tutte le scuole private. Le scuole del suo partito, di quel partito. Ed allora tutte le cure cominciano ad andare a queste scuole private. Cure di denaro e di privilegi. Si comincia persino a consigliare i ragazzi ad andare a queste scuole, perché in fondo sono migliori si dice di quelle di Stato. E magari si danno dei premi, come ora vi dirò, o si propone di dare dei premi a quei cittadini che saranno disposti a mandare i loro figlioli invece che alle scuole pubbliche alle scuole private. A “quelle” scuole private. Gli esami sono più facili, si studia meno e si riesce meglio. Così la scuola privata diventa una scuola privilegiata. Il partito dominante, non potendo trasformare apertamente le scuole di Stato in scuole di partito, manda in malora le scuole di Stato per dare la prevalenza alle sue scuole private. Attenzione, amici, in questo convegno questo è il punto che bisogna discutere. Attenzione, questa è la ricetta. Bisogna tener d’occhio i cuochi di questa bassa cucina. L’operazione si fa in tre modi: ve l’ho già detto:
- rovinare le scuole di Stato. Lasciare che vadano in malora. Impoverire i loro bilanci. Ignorare i loro bisogni.
- attenuare la sorveglianza e il controllo sulle scuole private. Non controllarne la serietà. Lasciare che vi insegnino insegnanti che non hanno i titoli minimi per insegnare. Lasciare che gli esami siano burlette.
- dare alle scuole private denaro pubblico. Questo è il punto. Dare alle scuole private denaro pubblico!
Quest’ultimo è il metodo più pericoloso. » la fase più pericolosa di tutta l’operazione […]. Questo dunque è il punto, è il punto più pericoloso del metodo. Denaro di tutti i cittadini, di tutti i contribuenti, di tutti i credenti nelle diverse religioni, di tutti gli appartenenti ai diversi partiti, che invece viene destinato ad alimentare le scuole di una sola religione, di una sola setta, di un solo partito […].
Per prevedere questo pericolo, non ci voleva molta furberia. Durante la Costituente, a prevenirlo nell’art. 33 della Costituzione fu messa questa disposizione: “Enti e privati hanno diritto di istituire scuole ed istituti di educazione senza onere per lo Stato”. Come sapete questa formula nacque da un compromesso; e come tutte le formule nate da compromessi, offre il destro, oggi, ad interpretazioni sofistiche […]. Ma poi c’è un’altra questione che è venuta fuori, che dovrebbe permettere di raggirare la legge. Si tratta di ciò che noi giuristi chiamiamo la “frode alla legge”, che è quel quid che i clienti chiedono ai causidici di pochi scrupoli, ai quali il cliente si rivolge per sapere come può violare la legge figurando di osservarla […]. E venuta cos” fuori l’idea dell’assegno familiare, dell’assegno familiare scolastico.
Il ministro dell’Istruzione al Congresso Internazionale degli Istituti Familiari, disse: la scuola privata deve servire a “stimolare” al massimo le spese non statali per l’insegnamento, ma non bisogna escludere che anche lo Stato dia sussidi alle scuole private. Però aggiunse: pensate, se un padre vuol mandare il suo figliolo alla scuola privata, bisogna che paghi tasse. E questo padre è un cittadino che ha già pagato come contribuente la sua tassa per partecipare alla spesa che lo Stato eroga per le scuole pubbliche. Dunque questo povero padre deve pagare due volte la tassa. Allora a questo benemerito cittadino che vuole mandare il figlio alla scuola privata, per sollevarlo da questo doppio onere, si dà un assegno familiare. Chi vuol mandare un suo figlio alla scuola privata, si rivolge quindi allo Stato ed ha un sussidio, un assegno […].
Il mandare il proprio figlio alla scuola privata è un diritto, lo dice la Costituzione, ma è un diritto il farselo pagare? » un diritto che uno, se vuole, lo esercita, ma a proprie spese. Il cittadino che vuole mandare il figlio alla scuola privata, se la paghi, se no lo mandi alla scuola pubblica.
Per portare un paragone, nel campo della giustizia si potrebbe fare un discorso simile. Voi sapete come per ottenere giustizia ci sono i giudici pubblici; peraltro i cittadini, hanno diritto di fare decidere le loro controversie anche dagli arbitri. Ma l’arbitrato costa caro, spesso costa centinaia di migliaia di lire. Eppure non è mai venuto in mente a un cittadino, che preferisca ai giudici pubblici l’arbitrato, di rivolgersi allo Stato per chiedergli un sussidio allo scopo di pagarsi gli arbitri! […]. Dunque questo giuoco degli assegni familiari sarebbe, se fosse adottato, una specie di incitamento pagato a disertare le scuole dello Stato e quindi un modo indiretto di favorire certe scuole, un premio per chi manda i figli in certe scuole private dove si fabbricano non i cittadini e neanche i credenti in una certa religione, che può essere cosa rispettabile, ma si fabbricano gli elettori di un certo partito“.
(zitadu dae: http://rifondazionebuccinasco.wordpress.com/2008/09/28/calamandrei-1950-una-profezia-agghiacciante-sulla-scuola-pubblica/)

Ah, s'articulu est bessidu in su situ de Rifondazione de Buccinasco in su 2008, a sos tempos de sa grande ministra Gelmini, chi in sardu cheret narrer "durches de tuccaru e de jara de ou" "gelminos", cosas de paga cunsistenzia...e de pagu tribagliu...

A mezus bider, e a mezus leggere.

P.S. a narrer sa veridade como chi m'ammento in sala professori bi fit sa poesia de Piero Calamandrei subra sa resistenzia, e tando apo iscobertu sa pagina subra s'iscola pubblica...

Lu idides dae bois matessi, no si finit mai de imparare....



domenica 11 marzo 2012

GIA' FIT ORA! RATIFICADA SA LEGGE EUROPEA SUBRA SAS LIMBAS MINORITARIAS

Thathari, su 11 de Martu Dumizas e doighi

GIA FIT ORA!

CUN VINTI ANNOS DE RITARDU POI DE S'EUROPA (20-VINTI ANNOS) 
RATIFICADA DAE SU GUVERNU MONTES SA LEGGE EUROPEA DE SU 1992
DE TUTELA E VALORIZZAZIONE DE SAS LIMBAS MINORITARIAS.

A DURU DURU A su guvernu economista de su primu ministru Super Mariu 'e Montes.
A su nessi,  daboi de vinti-annos-vinti dae sa legge eurpea de tutela e valorizzazione de sas limbas minoritarias su guvernu italianu a cand'a s'ultimu s'est dezisu a fagher cussu chi no est bistadu fattu dae sos berluscones-gnam-gnam  e dae sas murtadellas de sinistra.
Super Mariu De Montes

Sa notiscia est betza de duas dies, ma nois de su blog in limba semus latrangosos meda,  ma arrivimus su matessi.

A narrer sa veridade su guvernu italianu aiat già approvadu in su 1999 una legge de tutela e valorizzazione sa n. 482 chi recepiat sas indicassiones de sa legge europea ma puru custu passu formale est importante, primu ca semus in Europa, e segundu ca est unu signale de mannesa.

Podimus narrer in finis chi sa pulitica italiana no timet pius sa limbas de sos populos chi faghen s'Italia. Est già calchi cosa.

Custu no cheret narrer chi como amus coladu totu sos problemas. 
Mancu pro sonniu.

Pro bos fagher unu esempiu piticcu piticcu in domo nostra sa Universidade de Thathari est aisettende chi sa regione li mandet su inari pro fagher sos cursos de limba sarda ei sa regione no bi los cheret mandare cun d'unu milione de iscujas ca nachi sa Univesidade de Thathari no cheret insinzare in limba ma in italianu!

Como - a prescindere - comente naraiat Totò chi fit omine pius seriu de medas puliticantes e amministradores sardignolos, ma proite sa Universidade Thatharesa chi bi tenet tantu ai custos cursos no los cuminzat e faghet cun su inari sou? O chena inari?

A mie mi paret chi de sa limba sarda no nde l'impippat meda nè a s'Universidade nè a sa regionedda sarda. O nono?

In s'impertantu Marieddu at frigadu totu in gujva ei como sa regione est meda pius indaisegus de s'Italia. 

A duru duru Marieddu, l'at nadu su babbu.



NARAT DU DICIU: Dogni cosa a tempus sou ( e ite sun vint'annos addainanti a s'eterno riposo?)

NOSTALGIA

THATHARI , SU TRES DE LAMPADAS 2019 Nostalgia, est paraula grecana, cheret narrere, comente ischides tottu, dizizu de torrare an domo ...