mercoledì 14 dicembre 2011

Paleosardo.thathari-shasharu.

Paleo sardo: Thathari

Gonfalone de sa Sacerensis Turritana Universitas.
Sassari, Tattari, Sasser, Thathari, Tzatzari. 
Sapete quale di questi nomi è il vero nome di Sassari?
Provate a indovinare.
Sassari, direste. O Thathari, come leggete nel blog.
In realtà tutti questi nomi di Sassari sono veri, e cosa ancor più divertente, tutti contemporanei! Tutti vivi.

Cioè, nessuno di questi nomi è morto. Son tutti nomi vivi e vegeti della nostra città.

Sassari è italiano, Tattari è logudorese, Thathari è Nuorese-Logudorese, Tzatzari vien detto a Nule, Benethuthi e chissà ancora dove. Sasser è la pronuncia catalana o algherese.

Ma, voi mi direte, come mai tutte queste pronuncie diverse dello stesso nome?

La risposta è molto semplice. Come si capisce dalla ripetizione in tutte le lingue dello stesso suono: s-ss, t-tt, th-th, tz-tz, è chiaro che siamo in presenza dello sviluppo di un unico suono originario che ha lasciato il posto a tutti questi successivi sviluppi. Qual'è questo suono?
Da molti cercato e mai individuato perchè si è cercato dappertutto fuorchè nella giusta direzione,  questo suono originario è semitico.
Non dimentichiamo che la Sardegna è stata di sicuro, per almeno 1200 anni colonizzata da genti semitiche, fenici prima, punico-cartaginesi poi. Si scriveva  in Punico almeno sino al 200 dopo Cristo, per intenderci.

E che il capitolo sull'influsso semitico nella lingua sarda rimane tutto da scrivere nonostante gli ingenui e poco scientifici tentativi di alcuni amateurs locali.

E' lo sh semitico, di resh (latino rex, indiano rajah, capo, testa); la stessa sh semitica si ritrova infatti - con gli stessi esiti e trattamenti - in moltissime parole sarde, petha, petta, petza, puthu, puttu, putzu, giusto per fare un paio di esempi -. Facile (per modo di dire) quindi a questo punto risalire alla parola originaria dalla quale è giunta sino a noi Sassari-Tzatzari-Thathari. Occorre ipotizzare un originario *shashari o anche *shasharu o anche thatharis.

Thatharis suona greco e infatti in greco moderno thatharis significa "pettine". Interessante direte voi. sì, anche cosniderato che Olbia è greco, e di Olbia ce n'erano nel Ponto Eusino e anche presso Marsiglia. Del resto platamona non è forse greco e non significa forse "scoglio piatto e lungo?" cfr lo "scoglio lungo" di Porto Torres. E non ci sono i Pettini a Platamona? Forse furono chiamati così in tempio recenti, ma è curioso ugualmente.

Ma ci viene ancora in soccorso la lingua madre di tutte le lingue semitiche, l'accadico: troviamo infatti in accadico shasharu dal significato di "serra". Curioso, sapete infatti che il pettine rassomiglia a un seghetto e che i denti del pettine altro non sono che una specie di seghetto, e pare proprio che nel seghetto sia da ricercarsi l'intuizione dell'oggetto pettine. Ora "sega" si dice "serra" in sardo e "serra seca" era la zona più alta di Sassari. Ma vi siete chiesti che significa "serra seca"? Significa "sega tagliente" "sega che taglia", serra si chiamano le cime frastagliare dei monti e qualsiasi altura perchè richiama i denti di una sega, così come la cresta dei monti è la stessa cresta dei galli o la cresta dell'onda.

Shasharu, serra, serra seca, thatharis, pettine. Vi rendete conto che siamo sempre nello stesso campo semantico di un qualcosa di appuntito e dentato, pettini, sega o altura che dir si voglia?

E' il greco thatharis non è l'esatto sviluppo di accadico shasharu? Tzatzaru, tattaru, sassaru, thatharu. Lo spostamento di u in i è una possibilità testimoniata in centinaia di sviluppi semantici che non sto qui a raccontarvi. La u accadica è infatti madre sia delle u, delle o (che non esistevano essendo il timbro vocalico ancora molto chiuso) e delle i. Una u tutto fare insomma, ah, dimenticavo anche molte, non tutte, vocali a.
Evviva la u pansarda.

P.S. Mi so abbistu, como chi apo finidu su post de aer iscrittu in limba italiana e no in limba sarda. No mi nde so abbizadu. Est bistada una cosa "inconscia". Est bessida in italianu e in italianu restada. E poi, amus nadu chi custa est una rivista abberta a totu sas limbas, est giustu chi diemus s'ispaziu puru a s'italianu, a s'inglesu, chena pregiudizios. Tantu, pro como cussos chi faeddan, iscrien e leggen in sardu già no sun meda meda...si goni tantu che ettamus unu post in italianu o in inglesu est pro los cuntentare cun d'una entada de aria frisca, si no li enit sa frebba a si leggere totu in sardu!

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