martedì 13 novembre 2012

AJO' NARA

THATHARI, SU 13 DE SANT'ANDRIA, DUAMIZAS E DOIGHI

ajo' nara: poesia cument "asamprainata samadhi"

In d'unu liberu de Elemire Zolla "Archetipi" (Red edizioni, 2003) b'at una definizione de poesia chi  mi piaghesit meda: asamprainata samadhi. Est una espressione in sanscritu chi cheret narrer un'ispessie de "unione metafisica" intra e s'osservadore ei sa cosa osservada. Una cosa chi sos poetes connoschen bene. Nde fimus faeddende oe in d'una classe de su liceo - sa 1 B - ca devia introduire su modulu de poesia inglesa, e tando lis apo nadu de chircare una filasteria in ingleseu, una cantone sempre i inglesu e una poesia in limba italiana: s'iscopu fit de li fagher a abidere chi de sa poesia isso ischin già medas cosas e mi pariat cosa ona de los acculziare a sa poesia inglesa cuminzende dae sa idea de poesia chi ognunu de aissos giughet in conca o mezus, in coro sou.

Mi s'an battidu poesias bellas meda de Quasimodo, (m'illumino d'immenso sa pius gettonada, forsis ca fit puru sas pius curza...) de Ungaretti, de D'annunzio (piaggio sul pineto), de Pascoli (novembre), de Montale, de Neruda, de Leopardi (Infinito), a sa fine pro los premiare (!) lis apo resadu una poesia mia in limba sarda, "Pitulera luna" de su 1996. Ma'n'iscultadu chena bi cumprendere un'acca ma poi lis apo contadu su sinnificu in italianu. Dogni istudente deviat leggere sa poesia chi aiat battidu e s'atmosfera fit bella meda, chi manco duos operaios chi sun bintrados a che leare un'anta de unu balcone l'an potida guastare.

Cand'an ischidu chi aio iscrittu ateras poesias in inglesu e in italianu m'ana pedidu de las pubblicare in su blog, e sigomente fia battor meses chena poder acciapare un'iscuja pro iscriere issu blog (blocco creativo????) apo nadu: beh, custa est sa olta chi torramus a iscriere in su blog.

No isco si sas poesias an a esser de piaghere ostru, ispero chi emmo, si azis a iscujare sa poveresa de s'artista chi est mancadu a sas ambiziones suas.
Sas poesias sun de periodos e de materias differentes, beh, azis a bider bois cales bos aggradan si mai.


DUST BIN
(9/11 dust)



One year has passed, four
long seasons of war,
and I’m still here and puzzled and wonder
thinking of what you’ve done.
Of what US have done,
with God on our side, both.

Bin,
you son of the Western Progress,
I saw your dust,
And I was shocked
And For a few months,
Couldn’t think of anything else
Bin,
I saw your Satan’s face  In the dust
Of New York’s fallen obelisks
The Sentinels of Trade and Commerce
The Doors of Finance and Greed
Before the press And the Television
Ever said a word
About your Evil dust face
I had seen it
Your face of dust, Grinning
Haunting the city
With the phantom sentinels.
Congratulations,
Mr Bin For the Big Dust
And the Big Death Of the Infidels.

I hope your God is happy (whiich I think not).

Bin, I am nobody, but
thou art dust,
Bin
Thou art bound to die
Bin
Even though Thou be Mr Death
Death shall have your Scalp.

Now the palefaces
Have already unburied Their tomahawk
Now it’s war, Bin , That’s what you wanted
you’ve got it! that’s what you were longing for

Right then, on that day, I had a stomachache,
you know, I saw your face
On Al Jazeera News, I saw Your sunken eyes
Your ill-looking pale-face, your forked tongue
your long knives, your guns. Your Apparel of Death.
Your white lips Pouring sick messages
Your faithful cowboy rifle.

You know what, Bin?
You reminded me of some old pale
Wanted Western gunman
Wanted - dead or alive
in the Sheriff’s room.
Sometimes, I wonder
was there such a great distance
between you and Mr Gee Dablju Bush’s
country cowboy’ s boots with the Stars and Stripes and the Golden Eagle?

Bin,
Sure, you had
great Masters teaching the ICT of Death
In the Western colleges of Evil
and Universities of Democracy
Ltd & Civilisation Co.
all Brothers
in Arms.

But, Bin
Now, thy secrets are unveiled.
Thou art Bin
And thou art dust  of the Arabian Desert.
Sure,  you can uplift great clouds of Western blood
With one little finger
Whirling the West
in great shrouds of western dust
tears and terror.

But, Bin
the rage of the Golden Eagle shall pursuit you
and thou shalt sleep no more, thou shalt not
sleep in peace anymore.
The Eagle of Gold and In God we trust
shall unmask you and smash you
on the Arabian sands of Afghanistan
cost what may...

Bin
Medieval Bin Art Thou Muslim dust?
Thou art the dust of the dust,
Dust Bin Thou art
I ain’t gonna forget you, I shall not ignore you
I wouldn’t ignore you
Mr Death Sales Representative.

Mr Bin Mr Dust Mr Death
Thou, too, must die in dust.
Mr Bin.
Mr Big Death Himself  shall put you
In his Dust Bin
and never let you out,
‘cause , Bin, you’re Butcher ‘s Dust Bin Clouded with Red Dust.

9.11.2002


alla bottega del fabbro

la tua parola se ambiziosa
che sia ruvida come il sasso inciso
spoglia e dura come una stele
per la fondazione di un  tempio

la tua parola se fonte montana
che sia lapide del tuo tormento
fiore sulla terra comune
vanga che solca il ventre della terra

la tua parola o umile fabbro
che sia forgiata nel fuoco dell ‘ esperire
battuta ancora rovente sull’incudine
e poi a sfriggere nel cantaro di pietra

la tua parola che sia forgiata ad artigliare il dolore
stretta come tenaglia a mordere
l’angoscia che trapassa il tuo cuore
incandescente sull’incudine


ASSENTE

immaginati assente
da questo mondo febbrile
immaginati polvere di roccia 
staccata dal vento del sole
figlio di questa madre impassibile

immaginati soffio 
caldo di brezza del sud
onda cullata dell' usato mare
immaginati
puro sguardo imperturbabile


Ballata per Alessandro.

Cinque anni sono passati, cinque lunghi inverni,
trascorsi a scavare tra i versi
il senso della vita e la via, il sentiero,
senza capire quanto aspro e duro,
con i tuoi  adolescenti compagni,
e ora con innocente crudeltà un’allieva
assegna per una volta  al maestro il compito a casa:
“Racconti, se può, di noi, e di queste cinque stagioni insieme trascorse”.

Sorpreso e sventato, fece promessa di versi,
in loro omaggio invano cercò una poema
degno dell’impresa,
un canto di commiato, una lirica, un’ode,      
nessuna  ne scrisse e nessuna  trovò, tranne questa
che lo colpì con clamore:

“E’ ora che  questo cuore venga divelto
poiché altri esso ha cessato di muovere:
tuttavia,  sebbene  non possa essere amato
ancora lasciatemi amare!

A lungo in verità sulla strada il maestro
perplesso si interrogò
sul come il libro della vita si fosse
impigliato su quei versi dell’eroe poeta
caduto a Missolonghi, 
del guerriero per la libertà,
scritti come presentimento di morte,  in terra di Alessandro.

I miei giorni sono della foglia gialla;
i fiori e i frutti dell’amore, perduti;
Il verme, il cancro e la pena,
sono miei solo.

Neanche vedendo il pianto sui bei volti stravolti
del  coro di fanciulle, che più non attendevano i versi
pensava il maestro che fosse quella l’elegia,
quello il duro commiato della vita, il piatto amaro approntato dal destino.

Il fuoco che sul mio petto preda
è  solo come un isola di vulcano;
nessuna torcia  accende al suo fulgore
una pira funebre.

Quando il maestro ebbe in risposta alla sua confusione
il tuo nome, o  Alessandro – l’allievo di Aristotele,
il giovane padrone del mondo-,
non pensò ad un oracolo metafisico
non pensò che quello fosse il tuo canto funebre
che gli spezzava la parola in gola

.........................
Se tu rimpiangi la tua gioventù, perché vivere?
La terra della morte onorevole
è qui:  – su, al campo di battaglia , e rilascia
per sempre il  soffio vitale.

E lui ancora  non comprese
finché col cuore pesante,
alla  pagina dimenticata aperta sullo scrittoio
il suo pensiero ritornò,
sull’ ultima epifanìa dell’amato poeta:

Cerca – più spesso trovata che cercata –
una tomba di  soldato, per te la migliore
e poi guardati intorno, scegli il tuo terreno,
e prenditi il tuo riposo.”

Solo allora il maestro comprese
che il caso aveva scelto per te,  timido re pacifista ,
dal cuore troppo nobile e fragile,
in guerra solo con te stesso ,
che cercavi amici sulla ragnatela invisibile ,
l’epitaffio del poeta-sconfitto caduto per l’altrui libertà;

il fatale commiato
dagli amici  crudeli e innocenti,
dal maestro distratto,
dall’estraneo mondo,
dall’alieno racconto,
dalla vita, incomprensibile tela,
intessuta da un dio indifferente.


Dear Bill,

Bill,
poetry is a never ending game
played by generous fools;

a poem, my dear Will,  is a jewel
hidden by a dentist
into the teeth
of a sleeping crocodile;

a poem, oh Bill,  is an electric motion
put into words -
translated into an alien language -
and understood by flowers;

poetry is trying,
Bill, oh Buffalo Bill,
to paint the buffaloes cavalry charge
from the naked saddle of a in Indian horseback

poetry is the cure
your wounded heart needs
when the arrow
has pierced the skin
but the scars, you know, 
for ever will stay
and never ever ’ll go away

it is, indeed, as if it were,
the final catalogue
of all the poems
your heart can sing

(if life is
PERHAPS NOT
a tale 
told by an American idi-ot)
UTU-ATUM- RAH
(da leggere al ritmo di Also spracht Zarathustra)



padre nostro che sei nel cielo
tu padre della vita
altissimo inaccessibile potente
che nessuno sguardo può sostenerne la vista
che accechi con la tua luce e il tuo bagliore
tu che sei la luce
la verità perché illumini il mondo
la giustizia perché al tuo occhio luminoso
ed abbagliante nulla sfugge
la vita perché ogni creatura al tuo calore
si riscalda e si volge fiducioso
tu che illumini la via al mercante
e all'umile mendicante
ogni albero pianta alimento
da te trae sostentamento
tu sposo della terra
e dell’acqua profonda
tu che rendi fertile la terra
in primavera e d’estate
quando forte ritorni a scaldare il mondo
a te che rinasci ogni giorno
e ogni giorno sembri morire
a te sempre più forte della oscura notte
mai ci abbandoni alla notte cupa
che sei sempre stato
sempre sarai
o eterno
rinasci rinasci rinasci

a se stesso ragazzo

ragazzo, come conosco il tuo scorno
come rivedo la tua timidezza
come rivivo la tua fame di conoscere
e la mancanza di un sentiero
quanto daresti per una guida saggia
quanto vorresti un adulto che china il capo
ad ascoltare i tuoi ineffabili crucci
bisognerebbe
appena nati
vaccinare il neonato
contro le malattie della vita

il desiderio di vivere
la paura di dover partire
l’attaccamento alle cose
l’attaccamento agli altri
l’attaccamento a se stessi

bisognerebbe
appena nati
vaccinare contro
la voglia di vivere

così che la vita
non ci assalga alla sprovvista
con incursioni di panico
terrore morboso di dipartita
orrore ammalato di vita

diventi
quello che dovrebbe
un atto involontario,
come un gesto spontaneo
e così
naturale,
quasi il tic
di uno schizofrenico d-io
con sindrome da
molteplice scissa personalità

diventi
il canto del divenire del fiume
tranquillo
in primavera

lavori in corso

come un pipistrello ora esco di notte
quando la luce pare che men mi offenda
le ali stendo per vie deserte
e il pensiero sembra che ne segua il moto

come quando cucciolo di femmina
che mi allattò distante
vedere e sentire eran tutt’uno
e canto di ruscelli tra le pietre
e fruscio di foglie sotto il noce
e i gherigli molli navigli in una fonte scura

dove l’occhio puro s’imbeveva
delle lucide valli e delle colline intorno
e di là, del misterioso mondo,
eroici bagliori immaginava il cuore

ora so che il tempo è come salire il monte
e ogni cosa si disperde nella bruma in lontananza
e tutto come allora,
indicibile
e vorrei solo levare questo peso dal cuore




Homework for class 1E

:( poetry is(

riding through the woods at night
when she shovelling of guns is mute
hiding from the slings
and arrows of prose

wooing a damsel on the brink
of a precipice
marching naked as to war
singing the songs of innocence
and the woes of experience
loving the edges of spoonful knives

the arrogant eye of the blind
which fixes your wings
on a leaf of paper
walking on the edges of hell

the management of clouds
whispering sunny words
to muddy waters
the business of unknown soldier
planning polite genocides

the caravan-siray
of arabian sunsets
the bazar of old-fashioned emotions
the harem is
of the sultan of words

poetry is that strange
suspension of belief
within the grave (and) the cradle

poetry, my friend, is :-)

Totu sos pintos sun leados dae su situ 
http://www.cep.unt.edu
"Why we think nature is beautiful" una istoria de su "pittoresco" in sa pintura.





































3 commenti:

  1. Ero sicura che le avrebbe messe. E bravo professore, anche poeta.

    RispondiElimina
  2. In sardo per i poetuncoli come il sottoscritto c'è un bel detto: "poeta de pittirakka" che significa più o meno "poeta rustico" (lett. di sentiero campestre)

    RispondiElimina
  3. La poesia e' l' impronta che cresce con noi durante il cammino della vita... Speriamo di leggerne tante altre parole così,Professore,aiutano a crescere bene... Sono proprio l'essenza della vita...

    RispondiElimina

NOSTALGIA

THATHARI , SU TRES DE LAMPADAS 2019 Nostalgia, est paraula grecana, cheret narrere, comente ischides tottu, dizizu de torrare an domo ...