Thathari, su 18 de Martu, 2012
Paginas e profezias de no ismentigare. Piero Calamandrei.
|
Piero Calamandrei |
B'at paginas de cultura e de istoria chi no si poden ismentigare. Una de custas paginas l'aiat iscritta Piero Calamandrei in su 1950.
Custa pagina l'aia agattada in sala professori una die de s'era ETA' DELLA PIETRA SECONDA-GELMINI, cando fimis unu pagu meda arrabbaiados cun sos berluscones-gelminos. In d'una orga de indignassione unu anonimu collega aiat postu subra sa banca de sala professori sa citazione de Piero Calamandrei subra s'iscola pubblica.
Incuriosidu apo chircadu in s'internet e apo agattadu unu situ PROIBIDU (de RIFONDAZIONE COMUNISTA ) de su iddaredda de BUCCINASCO (at a esser in su nord Italia, presumo) chi pubbligaiat sa profezia de Piero Calamandrei intrea.
Sigomente so iscriende una ispessie de "liberu de s'agonia" de s'iscola inue tribaglio, m'est bennidu a conca chi podia fagher serviziu utile a sos battor pascientiles e amantiosos lettores de custu miseru blog de lis fagher a connoschere custa pagina de dignidade e de indignassione profetica ante Stephen Hassel.
Bonu jazu e bona lettura (in italianu bo lu passo, ca no semus mancu inimigos de sa limba e Dante, mama nostra issa puru).
Calamandrei,
1950: una profezia agghiacciante sulla scuola pubblica
“Quando la scuola pubblica
è cosa forte e sicura, allora, ma allora soltanto, la scuola privata non è
pericolosa. Allora, ma allora soltanto, la scuola privata può essere un bene.
Può essere un bene che forze private, iniziative pedagogiche di classi, di
gruppi religiosi, di gruppi politici, di filosofie, di correnti culturali,
cooperino con lo Stato ad allargare, a stimolare, e a rinnovare con varietà di
tentativi la cultura. Al diritto della famiglia, che è consacrato in un altro
articolo della Costituzione, nell’articolo 30, di istruire e di educare i
figli, corrisponde questa opportunità che deve essere data alle famiglie di far
frequentare ai loro figlioli scuole di loro gradimento e quindi di permettere
la istituzione di scuole che meglio corrispondano con certe garanzie che ora
vedremo alle preferenze politiche, religiose, culturali di quella famiglia. Ma
rendiamoci ben conto che mentre la scuola pubblica è espressione di unità, di coesione,
di uguaglianza civica, la scuola privata è espressione di varietà, che può
voler dire eterogeneità di correnti decentratrici, che lo Stato deve impedire
che divengano correnti disgregatrici. La scuola privata, in altre parole, non è
creata per questo.La scuola della Repubblica, la scuola dello Stato, non è la
scuola di una filosofia, di una religione, di un partito, di una setta. Quindi,
perché le scuole private sorgendo possano essere un bene e non un pericolo,
occorre:
- che lo Stato le sorvegli e le controlli e che sia neutrale, imparziale tra
esse. Che non favorisca un gruppo di scuole private a danno di altre.
- che le scuole private corrispondano a certi requisiti minimi di serietà di
organizzazione.
Solamente in questo modo e in
altri più precisi, che tra poco dirò, si può avere il vantaggio della
coesistenza della scuola pubblica con la scuola privata. La gara cioè tra le
scuole statali e le private. Che si stabilisca una gara tra le scuole pubbliche
e le scuole private, in modo che lo Stato da queste scuole private che sorgono,
e che eventualmente possono portare idee e realizzazioni che finora nelle
scuole pubbliche non c’erano, si senta stimolato a far meglio, a rendere, se mi
sia permessa l’espressione, “più ottime” le proprie scuole. Stimolo dunque deve
essere la scuola privata allo Stato, non motivo di abdicazione. Ci siano pure
scuole di partito o scuole di chiesa. Ma lo Stato le deve sorvegliare, le deve
regolare; le deve tenere nei loro limiti e deve riuscire a far meglio di loro.
La scuola di Stato, insomma, deve essere una garanzia, perché non si scivoli in
quello che sarebbe la fine della scuola e forse la fine della democrazia e
della libertà, cioè nella scuola di partito. Come si fa a istituire in un paese
la scuola di partito? Si può fare in due modi. Uno è quello del totalitarismo
aperto, confessato. Lo abbiamo esperimentato, ahimè. Credo che tutti qui ve ne
ricordiate, quantunque molta gente non se ne ricordi più. Lo abbiamo
sperimentato sotto il fascismo. Tutte le scuole diventano scuole di Stato: la
scuola privata non è più permessa, ma lo Stato diventa un partito e quindi
tutte le scuole sono scuole di Stato, ma per questo sono anche scuole di
partito. Ma c’è un’altra forma per arrivare a trasformare la scuola di Stato in
scuola di partito o di setta. Il totalitarismo subdolo, indiretto, torpido,
come certe polmoniti torpide che vengono senza febbre, ma che sono
pericolosissime.
Facciamo l’ipotesi, così
astrattamente, che ci sia un partito al potere, un partito dominante, il quale
però formalmente vuole rispettare la Costituzione, non la vuole violare in
sostanza. Non vuol fare la marcia su Roma e trasformare l’aula in alloggiamento
per i manipoli; ma vuol istituire, senza parere, una larvata dittatura. Allora,
che cosa fare per impadronirsi delle scuole e per trasformare le scuole di
Stato in scuole di partito? Si accorge che le scuole di Stato hanno il difetto
di essere imparziali. C’è una certa resistenza; in quelle scuole c’è sempre,
perfino sotto il fascismo c’è stata. Allora, il partito dominante segue
un’altra strada (è tutta un’ipotesi teorica, intendiamoci). Comincia a
trascurare le scuole pubbliche, a screditarle, ad impoverirle. Lascia che si
anemizzino e comincia a favorire le scuole private. Non tutte le scuole private.
Le scuole del suo partito, di quel partito. Ed allora tutte le cure cominciano
ad andare a queste scuole private. Cure di denaro e di privilegi. Si comincia
persino a consigliare i ragazzi ad andare a queste scuole, perché in fondo sono
migliori si dice di quelle di Stato. E magari si danno dei premi, come ora vi
dirò, o si propone di dare dei premi a quei cittadini che saranno disposti a
mandare i loro figlioli invece che alle scuole pubbliche alle scuole private. A
“quelle” scuole private. Gli esami sono più facili, si studia meno e si riesce
meglio. Così la scuola privata diventa una scuola privilegiata. Il partito
dominante, non potendo trasformare apertamente le scuole di Stato in scuole di
partito, manda in malora le scuole di Stato per dare la prevalenza alle sue
scuole private. Attenzione, amici, in questo convegno questo è il punto che
bisogna discutere. Attenzione, questa è la ricetta. Bisogna tener d’occhio i
cuochi di questa bassa cucina. L’operazione si fa in tre modi: ve l’ho già
detto:
- rovinare le scuole di Stato. Lasciare che vadano in malora. Impoverire i loro
bilanci. Ignorare i loro bisogni.
- attenuare la sorveglianza e il controllo sulle scuole private. Non
controllarne la serietà. Lasciare che vi insegnino insegnanti che non hanno i
titoli minimi per insegnare. Lasciare che gli esami siano burlette.
- dare alle scuole private denaro pubblico. Questo è il punto. Dare alle scuole
private denaro pubblico!
Quest’ultimo è il metodo più pericoloso. » la fase più pericolosa di tutta
l’operazione […]. Questo dunque è il punto, è il punto più pericoloso del
metodo. Denaro di tutti i cittadini, di tutti i contribuenti, di tutti i
credenti nelle diverse religioni, di tutti gli appartenenti ai diversi partiti,
che invece viene destinato ad alimentare le scuole di una sola religione, di
una sola setta, di un solo partito […].
Per prevedere questo pericolo,
non ci voleva molta furberia. Durante la Costituente, a prevenirlo nell’art. 33
della Costituzione fu messa questa disposizione: “Enti e privati hanno diritto
di istituire scuole ed istituti di educazione senza onere per lo Stato”. Come
sapete questa formula nacque da un compromesso; e come tutte le formule nate da
compromessi, offre il destro, oggi, ad interpretazioni sofistiche […]. Ma poi
c’è un’altra questione che è venuta fuori, che dovrebbe permettere di raggirare
la legge. Si tratta di ciò che noi giuristi chiamiamo la “frode alla legge”,
che è quel quid che i clienti chiedono ai causidici di pochi scrupoli, ai quali
il cliente si rivolge per sapere come può violare la legge figurando di
osservarla […]. E venuta cos” fuori l’idea dell’assegno familiare, dell’assegno
familiare scolastico.
Il ministro dell’Istruzione al
Congresso Internazionale degli Istituti Familiari, disse: la scuola privata deve
servire a “stimolare” al massimo le spese non statali per l’insegnamento, ma
non bisogna escludere che anche lo Stato dia sussidi alle scuole private. Però
aggiunse: pensate, se un padre vuol mandare il suo figliolo alla scuola
privata, bisogna che paghi tasse. E questo padre è un cittadino che ha già
pagato come contribuente la sua tassa per partecipare alla spesa che lo Stato
eroga per le scuole pubbliche. Dunque questo povero padre deve pagare due volte
la tassa. Allora a questo benemerito cittadino che vuole mandare il figlio alla
scuola privata, per sollevarlo da questo doppio onere, si dà un assegno
familiare. Chi vuol mandare un suo figlio alla scuola privata, si rivolge
quindi allo Stato ed ha un sussidio, un assegno […].
Il mandare il proprio figlio alla scuola privata è un diritto, lo dice la
Costituzione, ma è un diritto il farselo pagare? » un diritto che uno, se
vuole, lo esercita, ma a proprie spese. Il cittadino che vuole mandare il
figlio alla scuola privata, se la paghi, se no lo mandi alla scuola pubblica.
Per portare un paragone, nel
campo della giustizia si potrebbe fare un discorso simile. Voi sapete come per
ottenere giustizia ci sono i giudici pubblici; peraltro i cittadini, hanno
diritto di fare decidere le loro controversie anche dagli arbitri. Ma
l’arbitrato costa caro, spesso costa centinaia di migliaia di lire. Eppure non
è mai venuto in mente a un cittadino, che preferisca ai giudici pubblici
l’arbitrato, di rivolgersi allo Stato per chiedergli un sussidio allo scopo di
pagarsi gli arbitri! […]. Dunque questo giuoco degli assegni familiari sarebbe,
se fosse adottato, una specie di incitamento pagato a disertare le scuole dello
Stato e quindi un modo indiretto di favorire certe scuole, un premio per chi
manda i figli in certe scuole private dove si fabbricano non i cittadini e
neanche i credenti in una certa religione, che può essere cosa rispettabile, ma
si fabbricano gli elettori di un certo partito“.
(zitadu dae: http://rifondazionebuccinasco.wordpress.com/2008/09/28/calamandrei-1950-una-profezia-agghiacciante-sulla-scuola-pubblica/)
Ah, s'articulu est bessidu in su situ de Rifondazione de Buccinasco in su 2008, a sos tempos de sa grande ministra Gelmini, chi in sardu cheret narrer "durches de tuccaru e de jara de ou" "gelminos", cosas de paga cunsistenzia...e de pagu tribagliu...
A mezus bider, e a mezus leggere.
P.S. a narrer sa veridade como chi m'ammento in sala professori bi fit sa poesia de Piero Calamandrei subra sa resistenzia, e tando apo iscobertu sa pagina subra s'iscola pubblica...
Lu idides dae bois matessi, no si finit mai de imparare....